Le carceri sono tra i luoghi più esposti al rischio di contagio.
Assistiamo al paradosso per cui all’esterno non si può stare a meno di un metro di distanza e lo Stato dichiara illegali gli “assembramenti”, mentre in carcere si è costretti dallo stesso Stato a stare anche in celle sovraffollate.
A riprova di come la vita dei detenuti sia tenuta in nessuna considerazione.
A un mese dall’inizio delle proteste nelle carceri italiane, proviamo a mettere in fila le poche informazioni reperibili sulla situazione del carcere veronese di Montorio.
Le rivolte di marzo
Da quello che si sa il carcere di Verona non è stato toccato direttamente dalle proteste di inizio marzo, che in Veneto hanno toccato invece interessato le strutture di Padova, Treviso e Venezia.
Uno dei detenuti trasferiti da Modena dopo la rivolta sarebbe morto a Montorio durante il trasferimento verso il carcere di Spini di Gardolo (Trento).
La direzione afferma che è morto davanti ai cancelli di Montorio, probabilmente per mettere le mani avanti: la versione ufficiale infatti è che sarebbe morto di overdose al pari di altri 13 detenuti morti durante le rivolte, ma non viene spiegato perché una persona in overdose da medicinali stava venendo portata in un altro carcere anziché in un ospedale.
Altri detenuti provenienti da Modena sono probabilmente passati da Verona: in quei giorni sono stati visti entrare due pullman della penitenziaria con tanto di scorta.
Se i trasferiti siano rimasti qui in una struttura già sovraffollata oppure siano stati portati a Spini o in altre carceri non è dato saperlo.
Il contagio
In data 25 marzo esce la notizia che nel carcere di Montorio c’è un focolaio di coronavirus.
Il Sindacato Polizia Penitenziaria fa sapere che risultano quindici agenti positivi e altrettanti in quarantena e dice che non risultano casi tra i detenuti.
Successivamente sulla stampa locale vengono fatte uscire notizie sui provvedimenti presi da amministrazione penitenziaria e autorità locali.
Il 3 aprile l’amministrazione comunale veronese consegna “mascherine, tute di protezione e disinfettante spray” per personale del carcere e detenuti.
Nella mattinata del giorno seguente, 4 aprile, inizia invece la “sanificazione e bonifica degli spazi comuni interni ed esterni e di numerosi locali dell’istituto penitenziario veronese da parte del personale specializzato del comando delle Forze operative terrestri di Supporto (Comfoter di Supporto)”. Operazione voluta dal prefetto Cafagna che sarà poi ripetuta in “alcuni uffici pubblici e nelle caserme delle forze dell’ordine”.
La collaborazione con l’Esercito (non una novità assoluta per Montorio, dato che mesi fa erano stati impiegati detenuti per lavori di manutenzione di strutture dell’esercito), presentato come a tutela dei detenuti, non è però tranquillizzante, se si pensa che al tempo delle rivolte c’era chi proponeva di schierare l’esercito attorno alle carceri e nel caso del carcere di Lecce sono stati effettivamente impiegati anche militari per sedare la rivolta.
Situazione attuale
A livello nazionale la direttiva sembra quella di non prendere in considerazione un’amnistia o un indulto (decisione presa ad esempio in Iran e in Turchia) ma solamente ridurre gli ingressi in carcere e far accedere col contagocce i detenuti alle misure alternative.
Il carcere di Montorio non sembra fare eccezione.
Il 5 aprile si può infatti leggere sul giornale L’Arena che un uomo arrestato mercoledì 1 aprile “è stato accompagnato nella casa circondariale scaligera dove si è tenuta l’udienza di convalida” per poi essere messo con misure cautelari diverse dal carcere.
In ogni caso questi provvedimenti sortiscono lo stesso effetto di svuotare il mare con un cucchiaio.
L’unico modo per evitare un contagio nelle carceri è infatti svuotarle.
+++++++++++++++++++++++++++AGGIORNAMENTI++++++++++++++++++++++++++++++++
10 aprile. Sul sito dell’Ansa è riportata la notizia che il Tribunale di Sorveglianza di Verona, dopo una richiesta motivata con l’emergenza sanitaria nelle carceri, ha negato i domiciliari a un detenuto rinchiuso nel carcere di Vicenza, che tramite i suoi legali ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha chiesto all’Italia di dare un chiarimento in merito entro il 14 aprile.
11 aprile. Secondo quanto dichiarato dalla deputata del M5S e presidente della commissione Giustizia Francesca Businarolo sarebbero 25 i detenuti positivi al Covid19 (mentre le guardie positive sono 17).
15 aprile. Emerge che i tamponi vengono fatti al rilento: su 450 detenuti e detenute sono stati sottoposti al tampone solo 60 (di cui appunto 25 positivi). Quindi il numero dei contagiati rischia di essere ben più elevato.
22 aprile. Secondo quanto dichiarato dal segretario del Sindacato Agenti Polizia Penitenziaria, nel carcere di Montorio i contagi sono più di 60 tra detenuti, agenti e personale sanitario: lo stesso segretario chiede l’evacuazione del carcere. Secondo il Corriere del Veneto il contagio è partito dalla Terza Sezione dove sono rinchiusi i cosiddetti “protetti” (cioè infami, stupratori,etc) e da lì sarebbe arrivata anche nella seconda sezione dove dormano persone in semilibertà. Fra i contagiati anche due medici e un infermiere. Nell’articolo si dice anche che la situazione secondo le autorità è ormai ingestibile, tant’è che il DAP ha dovuto disporre con una circolare ai magistrati che nessun nuovo detenuto venga assegnato al carcere di Montorio e pertanto ogni nuovo arrestato a Verona venga assegnato ad altre carceri del Triveneto.
23 maggio. Da quanto riportato in un articolo sull’edizione cartacea de L’Arena di sabato 23 maggio in merito all’arresto di un uomo destinatario di un mandato d’arresto europeo per furti in Germania, il carcere di Montorio è stato riaperto.
Chiediamo a chi avesse notizie o testimonianze dirette sul carcere di Montorio di mandarcele per mail a lazattera@tracciabi.li in modo da poterle pubblicare su questo sito e farle girare.
Ora più di prima bisogna rompere il silenzio attorno alle mura di Montorio e sostenere la rivendicazione dei detenuti e dei loro famigliari: amnistia subito!